Nel contesto della riforma dell'assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia, la legge promossa dal governo Draghi e poi modificata da quello di Meloni ha suscitato ampie discussioni. La riforma, sebbene formalmente esistente, presenta numerose lacune che lasciano insoddisfatti sia gli esperti che i cittadini. L'obiettivo è ora salvare questa riforma incompiuta e renderla efficace per garantire diritti e cure a milioni di persone bisognose.
In un periodo di cambiamenti significativi, l'Italia ha intrapreso una riforma cruciale per l'assistenza agli anziani non autosufficienti. Nel 2023, il governo Draghi ha introdotto una legge delega (L. 33/2023) con l'intento di migliorare le condizioni di vita di questa fragile popolazione. Tuttavia, il successivo decreto legislativo del governo Meloni (DL 29/2024) ha portato ad arretramenti significativi rispetto alle premesse iniziali.
Nel libro "ALLA RICERCA DEL FUTURO. La riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti", si evidenzia come la riforma sia rimasta formale ma non sostanziale. Mancano decine di decreti per la sua attuazione completa. Ad esempio, i servizi restano frammentati tra ASL, Comuni e INPS, mentre le cure domiciliari sono insufficienti per la vasta popolazione interessata. Il pilastro dell'assistenza residenziale, che dovrebbe essere rafforzato, viene invece separato dalla componente sociosanitaria.
Un altro aspetto critico riguarda la mancata introduzione della Prestazione Universale (PU), prevista nella legge originaria. Con il decreto attuativo, questa prestazione diventa una sperimentazione biennale limitata a poche persone molto povere, anziché una soluzione universale. Inoltre, la governance del sistema di welfare per la non-autosufficienza non è stata adeguatamente modificata, mantenendo lo status quo senza progressi significativi.
Dal punto di vista finanziario, le risorse destinate alla long-term care (LTC) in Italia sono ancora insufficienti rispetto alla media europea. Ciò mette ulteriori pressioni sulle famiglie e sulle reti locali di solidarietà, che oggi sostengono gran parte del carico assistenziale. È necessario aumentare l'impegno collettivo per garantire risorse pubbliche adeguate, rendendo l'assistenza formale più forte e coordinata.
Da un punto di vista giornalistico, questa situazione ci invita a riflettere sulla necessità di un impegno continuo per migliorare la qualità della vita degli anziani non autosufficienti. La riforma, anche se incompiuta, rappresenta un passo importante verso la consapevolezza politica e sociale dei problemi legati all'invecchiamento. È fondamentale non demordere e lavorare insieme per completare questa riforma, valorizzando ogni piccolo progresso e cercando soluzioni innovative.
Per garantire una vera trasformazione, è essenziale coinvolgere tutti gli attori coinvolti: governi, operatori sanitari, famiglie e cittadini. Solo attraverso uno sforzo corale sarà possibile creare un sistema di assistenza che risponda davvero ai bisogni delle persone, rispettando la loro dignità e offrendo loro la possibilità di vivere con serenità negli anni avanzati della vita.