In un contesto di crescente tensione, la Striscia di Gaza si trova al centro di una crisi umanitaria senza precedenti. Da quasi due mesi, nessun camion di aiuti è riuscito ad arrivare in questa regione densamente popolata, lasciando milioni di persone senza risorse essenziali. Le organizzazioni internazionali, tra cui il Programma Alimentare Mondiale e Medici Senza Frontiere, hanno lanciato allarmi sulle condizioni disperate dei civili, mentre Israele continua una campagna militare intensificata. Questa situazione ha portato l'attenzione della Corte Internazionale di Giustizia, che sta esaminando le responsabilità legali di Israele.
Da oltre 59 giorni, la Striscia di Gaza, casa di più di due milioni di persone, è priva di aiuti umanitari essenziali. L'area, già segnata da conflitti prolungati, vive una situazione sempre più critica a causa delle azioni militari israeliane. Il Programma Alimentare Mondiale, che normalmente fornisce sostentamento a decine di migliaia di abitanti, ha esaurito le sue riserve, mettendo in pericolo la sopravvivenza della popolazione locale. Le Nazioni Unite hanno descritto la situazione come "sull'orlo dell'abisso", mentre Medici Senza Frontiere parla di una "fossa comune".
Nel frattempo, la Corte Internazionale di Giustizia si riunisce all'Aia su richiesta di numerosi stati e organizzazioni internazionali per valutare i doveri legali di Israele verso gli aiuti umanitari. La Norvegia ha guidato quest'iniziativa, ma Israele, fino ad oggi, non ha partecipato alle udienze, dimostrando un atteggiamento ostile nei confronti del diritto internazionale.
Dall'altra parte, l'esercito israeliano sta implementando misure severe per isolare parti della Striscia di Gaza, come la città di Rafah, attraverso zone cuscinetto lungo il confine. Questo tentativo di separazione mira a controllare meglio il territorio, aumentando ulteriormente la sofferenza dei civili.
Infine, il ministro della difesa israeliano Katz ha ammesso apertamente l'utilizzo della fame come arma strategica contro Hamas, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria.
Il diritto internazionale, chiaro nel proibire punizioni collettive e nell'affermare che affamare deliberatamente i civili costituisce un crimine di guerra, viene palesemente ignorato. Norme stabilite dalle convenzioni di Ginevra e dallo statuto della Corte Penale Internazionale del 2002 vengono violate con impunity.
Da un punto di vista storico, l'uso della fame come arma di guerra era considerato legale fino alla fine della prima guerra mondiale, ma attualmente è universalmente condannato. Ciò rende ancor più inaccettabile il comportamento di Israele nel 2025.
Come giornalista, questa situazione mi spinge a riflettere sulla fragilità del diritto internazionale quando contrastato da potenze politiche forti. È fondamentale continuare a denunciare queste violazioni, anche se i risultati non sono immediati. Solo tramite la coscienza globale possiamo sperare in cambiamenti significativi e nella protezione dei diritti fondamentali dei civili in qualsiasi conflitto armato.