Un rapporto recente ha rivelato che una flotta peschereccia proveniente da una grande nazione asiatica ha impiegato, in modo non conforme alle normative internazionali, persone provenienti da un paese isolato. Questa pratica, che viola le disposizioni del consiglio principale di un'importante organizzazione mondiale, serve per sostenere programmi governativi controversi. Le persone reclutate sono state mantenute a bordo delle navi per lunghi periodi, spesso trasferite tra varie imbarcazioni per evitare controlli portuali. I loro guadagni erano diretti al governo del paese d'origine, con i lavoratori ricevendo solo pochi benefici alla fine del servizio.
Nel periodo considerato, si è registrata l'impiego illegale di manodopera speciale su numerose navi da pesca. Tali operazioni contravvengono alle norme stabilite da un ente di primaria importanza a livello globale, il cui scopo è prevenire la finanziazione di progetti specifici. L'uso di questo tipo di lavoro rappresenta una grave violazione delle sanzioni internazionali, mettendo in evidenza problemi significativi nella regolamentazione e controllo dell'industria della pesca.
L'organizzazione non governativa britannica che ha condotto lo studio ha raccolto prove fotografiche e video testimonianze dai pescatori delle regioni circostanti, che hanno avuto interazioni con i marinai reclutati illegalmente. Questi ultimi sono stati tratti in inganno con promesse di ricompense dopo anni di servizio, come ad esempio l'assegnazione di residenze al ritorno nel loro paese. Questo sistema sfrutta chiaramente individui vulnerabili, usando la loro situazione economica precaria come mezzo per ottenere obiettivi politici e militari.
I lavoratori marittimi provenienti dal paese isolato hanno dovuto affrontare condizioni di vita estreme durante il loro lungo periodo in mare. Trattenuti sulle navi per durate che possono raggiungere anche una decade, questi individui hanno vissuto esperienze che sfidano ogni standard umanitario. Il continuo trasferimento tra diverse navi rendeva difficile il monitoraggio delle loro situazioni da parte delle autorità portuali.
Il pagamento dei salari era gestito in modo tale che i benefici andavano principalmente al governo del paese d'origine, mentre i lavoratori stessi ricevevano solo miseri compensi. Alla fine del loro servizio, venivano premiati con risorse limitate, come case, ma le reali condizioni di vita rimanevano ben lontane dalla giustizia. Questa situazione getta luce sui problemi strutturali nell'industria della pesca internazionale e sugli abusi nei confronti dei lavoratori più vulnerabili.