Il futuro dell'offerta lanciata da Unicredit sul Banco Bpm è al centro delle attenzioni, con Andrea Orcel che valuta attentamente i numeri prima di prendere una decisione definitiva. Nonostante il golden power e le posizioni dei soci francesi del Credit Agricole, che possiedono il 20% della società, sono le cifre a influenzare maggiormente la strategia di Orcel. Benché sia certo che non abbandonerà fino all'ultimo giorno disponibile, pronto ad approfittare di eventuali ribassi del mercato, il banchiere romano sta ponderando gli effetti sull'azienda in termini di valore.
Andrea Orcel, riconosciuto come un esperto del mercato finanziario, si trova alla guida di Unicredit, una società quotata con un valore di 76 miliardi di euro. Da quando ha assunto la direzione, ha portato il prezzo azionario da 8 a 50 euro, grazie anche alla fiducia degli investitori istituzionali come BlackRock e Capital Group. Il suo obiettivo principale non è semplicemente far aumentare il prezzo delle azioni, ma creare un valore duraturo per l'impresa.
Tuttavia, l'operazione su Banco Bpm solleva alcune preoccupazioni significative. Innanzitutto, i rapporti di valore sul mercato tra le due banche indicano che Unicredit tratta a circa sette volte gli utili, mentre Banco Bpm è stimato tra 10 e 11 volte gli utili previsti. Questo significa che qualsiasi acquisizione richiederebbe un premio, rendendo l'operazione dilutiva per Unicredit. Inoltre, dal punto di vista del capitale, Banco Bpm non soddisfa i criteri fissati da Orcel. Prima dell'offerta su Anima, il Cet1 (capitale in rapporto alle attività ponderate per il rischio) era al 15%, ma dopo l'acquisizione e senza lo sconto "Danish compromise" dalla Banca Centrale Europea, il coefficiente è diminuito di 240 punti base. A ciò si aggiunge un ulteriore calo di 94 punti dovuto all'entrata in vigore di Basilea 4, portando il Cet1 a un livello di 11,66%, inferiore ai requisiti desiderati.
Infine, un terzo fattore critico riguarda il rapporto tra prestiti e depositi. Con un indice Loan to Deposit del 125%, Banco Bpm concede prestiti superiori del 25% rispetto ai depositi raccolti, un segnale d'allarme per Unicredit, che preferisce mantenere questo rapporto sotto il 100% per evitare rischi di liquidità in caso di crisi.
Orcel rimarrà comunque attento fino al 23 giugno, data di chiusura dell'offerta, prontamente disposto a cogliere eventuali opportunità favorevoli. Gli azionisti di Unicredit non accetterebbero facilmente di perdere questa occasione se la BCE concedesse il "Danish compromise" alla società, considerandola più grande e stabile rispetto a Banco Bpm.
Nonostante le tre ragioni evidenziate, la decisione finale dipenderà dai movimenti del mercato e dalle condizioni offerte da Banco Bpm. La strategia di Orcel dimostra come la ricerca del valore aziendale guidi ogni sua mossa, bilanciando opportunismo e prudenza nel contesto complesso del settore bancario europeo.