Il regista francese François Ozon dimostra una produttività straordinaria, con un film quasi ogni anno da quando ha iniziato la sua carriera. Eclettico e versatile, il suo stile si riflette in opere che spaziano tra diversi generi. Nel suo più recente lavoro, "Sotto le foglie", ci ritroviamo immersi nella vita di Michelle, una donna anziana che vive isolata nella campagna della Borgogna. Quando i funghi raccolti dalla protagonista causano l’ospedalizzazione della figlia Valerie, la tensione familiare esplode, mettendo in discussione non solo la relazione madre-figlia, ma anche il futuro del nipotino Lucas. Questo evento drammatico trasforma il film in un thriller psicologico leggero, dove Ozon preferisce l'ellissi alla suspense tradizionale.
Attraverso un ritratto delicato e complesso di Michelle, il regista offre uno sguardo profondo su temi come il rimorso materno, la solitudine e l'attualità nascosta delle donne di una certa età.
Nel primo atto del film, assistiamo all’intreccio emotivo tra Michelle e la sua famiglia. La protagonista, interpretata da Héléne Vincent, è una donna sola che vive circondata dai ricordi del passato. Il rapporto conflittuale con la figlia Valerie rappresenta il nucleo del dramma. L’arrivo del nipotino Lucas sembra essere l’unica fonte di gioia per Michelle, creando un equilibrio fragile che verrà scosso dall’incidente dei funghi avvelenati.
Questo incidente diventa il catalizzatore di anni di rancore represso. Valerie accusa la madre di averla avvelenata intenzionalmente, rivelando un dolore radicato nella loro storia familiare. Michelle, devastata dalle accuse e dal peso del senso di colpa, si trova a riflettere sul proprio ruolo come madre. Questa introspezione personale porta il film ad esplorare temi universali come l’amore materno e la ricerca di redenzione. La performance di Héléne Vincent dà vita a una figura complessa, capace di suscitare empatia e comprensione.
Con il progredire della storia, il tono del film cambia gradualmente. Inizialmente un dramma familiare, "Sotto le foglie" si trasforma in un thriller psicologico leggero. François Ozon utilizza l’ellissi come strumento narrativo principale, lasciando spazio all’immaginazione dello spettatore. Questa scelta permette di mantenere un legame profondo con i personaggi, evitando di cadere nei cliché tipici del genere.
La collaborazione con attori esperti come Josiane Balasko e Pierre Lottin arricchisce ulteriormente il tessuto narrativo del film. L’amicizia tra Michelle e la sua migliore amica offre momenti di leggerezza e umorismo, bilanciando la gravità degli eventi centrali. Man mano che il mistero si scioglie lentamente, il pubblico viene coinvolto in un viaggio interiore che sfida le aspettative convenzionali. Il risultato finale è un ritratto sorprendente di una donna moderna, che supera gli stereotipi per mostrare tutta la sua umanità e vulnerabilità.