In risposta all'evoluzione delle politiche fiscali in Europa, i commercianti svizzeri hanno accolto con favore una nuova misura che regola le importazioni da paesi confinanti. Dall'inizio dell'anno, la tassazione sul valore aggiunto (IVA) sui prodotti di largo consumo è stata modificata, influenzando significativamente il flusso di acquirenti transfrontalieri. Questo cambiamento, implementato per proteggere i commercianti locali, ha portato a un riequilibrio nel panorama commerciale tra Svizzera e Italia. Le modifiche coinvolgono principalmente generi alimentari e altri beni di consumo provenienti dall'Italia e dalla Germania. La reazione del governo svizzero è stata diretta contro l'abbassamento della soglia di franchigia IVA deciso dal governo italiano, che ha dimezzato la cifra precedente. Questa dinamica ha creato un impatto significativo sui consumatori e sui negozianti di entrambi i lati del confine.
Da gennaio di quest'anno, i commercianti elvetici hanno visto introdotte nuove regole sull’IVA, influenzando particolarmente le merci provenienti dai paesi vicini. Con l'introduzione di una tassazione del 8,1% sugli acquisti oltre i 150 franchi svizzeri, equivalente a circa 160 euro al cambio attuale, si è registrato un notevole cambiamento nel comportamento degli acquirenti. Prima, la franchigia era di 300 franchi, ma ora ogni acquisto superiore ai 150 franchi subisce l'imposta sull'intero ammontare, senza deduzioni. Questo intervento è stato motivato dalla decisione del governo italiano di abbassare la soglia per il rimborso dell'IVA da 150 a 70 euro, incoraggiando così gli italiani a fare acquisti in patria o all'estero.
L'accordo tra Roma e Berna ha avuto un effetto immediato, riducendo il flusso di clienti dalla Svizzera verso l'Italia. Nelle province italiane di Como, Varese e Verbano Cusio Ossola, molti negozi avevano registrato un aumento di clientela svizzera nell'ultimo anno, soprattutto nei fine settimana. Ad esempio, il mercato di Lavena Ponte Tresa, nel Varesotto, era frequentato da gruppi di acquirenti provenienti da tutta la Svizzera. Rudy Collini, presidente provinciale Uniascom Varese, ha dichiarato che questa situazione ha rappresentato una "boccata d'ossigeno" per il settore commerciale italiano. Tuttavia, la stretta fiscale svizzera potrebbe invertire questa tendenza.
Marco Irminger, CEO di Migros, una delle principali catene di distribuzione svizzere, ha espresso dubbi sulla sufficienza della riduzione della franchigia a 150 franchi, auspicando una ulteriore diminuzione fino a 50 franchi. Inoltre, la Germania ha annunciato l'abolizione del tax free a partire dal 2026, dimostrando un approccio ancora più aggressivo. Per i cittadini svizzeri con redditi più bassi, il "pendolarismo della spesa" è diventato essenziale per affrontare i prezzi elevati dei beni di consumo nel proprio paese.
Queste modifiche alle normative fiscali evidenziano come i governi europei stiano cercando di bilanciare le esigenze dei propri commercianti con quelle dei consumatori. Il risultato finale dipenderà da come le diverse politiche saranno applicate e percepite sul territorio.
Dalla prospettiva di un giornalista, queste dinamiche mettono in luce l'importanza di una collaborazione internazionale equilibrata nel campo fiscale. La protezione dei commercianti locali è fondamentale, ma non dovrebbe compromettere la libertà di scelta dei consumatori. Inoltre, l'armonizzazione delle politiche fiscali tra paesi confinanti potrebbe offrire soluzioni vantaggiose per tutti, promuovendo un commercio più fluido e trasparente.