Nel corso degli ultimi cinquant'anni, il Sudest asiatico ha conosciuto una fase relativamente stabile, nonostante le tensioni e i conflitti interni. Dopo l'ultima partenza degli elicotteri americani da Saigon nel 1975, la regione ha evitato guerre interstatali significative, ad eccezione dei residui conflitti legati all'Indocina. Gli stati locali hanno saputo proteggersi dalle interferenze esterne, creando un equilibrio pacifico. Oggi, tuttavia, le rivalità tra Stati Uniti e Cina minacciano questa fragile situazione, con Washington che cerca di contenere l'influenza cinese e Pechino che afferma la sua supremazia sul Mar Cinese Meridionale.
Il 30 aprile 1975 segnò la fine della guerra del Vietnam, quando gli elicotteri statunitensi lasciarono definitivamente Saigon poco prima dell'arrivo delle forze nordvietnamite. Da quel momento in poi, malgrado alcuni episodi come l'invasione vietnamita del Cambogia nel 1978, il Sudest asiatico è riuscito a mantenere una relativa quiete. Negli anni novanta, grazie a politiche commerciali vantaggiose per tutti, la regione ha beneficiato di scambi fruttuosi con la Cina. Tuttavia, negli ultimi quindici anni, le pressioni esercitate dagli Stati Uniti e dalla Cina hanno rischiato di alterare questo delicato equilibrio.
Durante l'amministrazione Trump, le decisioni commerciali avventate e la riduzione degli aiuti americani hanno compromesso gli sforzi precedenti per consolidare alleanze nella regione. Mentre Pechino continua a rivendicare porzioni del Mar Cinese Meridionale, i paesi vicini si trovano in una posizione difficile, temendo sia l'egemonia cinese sia l'imprevedibilità della politica statunitense.
Da giornalista, osservo con preoccupazione come la competizione tra le superpotenze stia mettendo a repentaglio decenni di progresso e cooperazione. La chiave per preservare la pace e la prosperità del Sudest asiatico sta nell'abilità dei paesi della regione di navigare tra queste forze contrastanti, mantenendo sempre la propria sovranità e autonomia.