Il cammino verso l'uguaglianza di genere nel mercato del lavoro italiano presenta significativi ostacoli, ma anche importanti segnali di progresso. Le statistiche rivelano una situazione complessa, con il tasso di occupazione femminile che si attesta al 51%, un dato ben al di sotto della media europea. Nelle regioni meridionali, la situazione è ancora più critica, con percentuali che scendono sotto il 40%. Nonostante ciò, le donne stanno guadagnando terreno nei ruoli manageriali, raggiungendo il 36% nel 2024, un record storico. Tuttavia, la rappresentanza femminile nelle posizioni dirigenziali rimane limitata, con solo il 28% delle posizioni occupate da donne.
La conciliazione tra vita lavorativa e familiare continua a essere una sfida per molte donne italiane. La presenza femminile in carriere STEM è bassa, con sole il 17% delle laureate in questi settori, rispetto al 39% dei colleghi maschi. Inoltre, il part-time involontario e la precarietà contrattuale rendono l'occupazione femminile particolarmente vulnerabile. Dopo la maternità, il 16% delle donne lascia il lavoro, contro appena il 2,8% degli uomini. Queste difficoltà sono aggravate dalla persistente disparità salariale, con le donne che guadagnano in media il 10,7% in meno, e fino al 27,3% nei ruoli dirigenziali. Gli squilibri territoriali sono altresì evidenti, con il Mezzogiorno che registra un tasso di occupazione femminile di soli il 56,5%, molto inferiore rispetto al Centro-Nord.
L'Italia ha compiuto passi avanti significativi nella promozione dell'inclusione femminile nel mondo del lavoro. Il recente contratto nazionale Dirigenti Industria e Servizi introduce misure concrete per favorire l'accesso delle donne ai ruoli apicali, promuovendo la formazione e l'inclusione. Inoltre, vengono rafforzate le tutele contro molestie e violenza sul lavoro, e viene incoraggiata la genitorialità condivisa. L'obiettivo è costruire un'economia resiliente e inclusiva, dove la diversità sia una leva strategica per la crescita e l'innovazione. Con investimenti nella formazione STEM e politiche attive per la conciliazione vita-lavoro, l'Italia può progredire verso una maggiore equità e meritocrazia, creando opportunità per tutte le lavoratrici e contribuendo alla costruzione di una società più giusta e dinamica.